10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
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10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
In anteprima assoluta, solo per il forum, il maestro Nunziante mi ha inviato il testo critico del 10° vol. Electa scritto da Luca Tommasi.
Da leggere con attenzione e curiosità perchè Tommasi scrive delle cose molto interessanti che in gran parte coincidono con la visione dell'arte e del mondo della pittura per come la interpreto io e molti altri amici.
Attendo di conoscere le vostre opinioni.
La libertà creativa di Nunziante.
di Luca Tommasi
« Quam dulcis sit Libertas breviter proloquar ». E’ così che inizia la settima favola del libro terzo di Fedro e ,a mio avviso, è ancor oggi uno dei migliori inni alla libertà, scritto per metafora e senza la retorica che questo argomento spesso suscita. Il celebre poeta latino narra la storiella di un cane ben pasciuto che si imbatte, per strada, in un lupo consumato dalla fame. L’animale selvatico, sorpreso da tanto benessere, apprende che il cane si trova in quella condizione perché, rendendo servigi al suo padrone, ottiene abbondanti libagioni. Si fa convincere dal cane a seguirlo per mettersi al servizio dell’uomo. Mentre camminano, il lupo si accorge improvvisamente che il cane ha il collo spelato. Interrogatolo sul perché, scopre che l’animale viene tenuto legato alla catena di giorno, per contenere la sua esuberanza, e viene liberato di notte per fare la guardia. Accade così che il lupo preferisce abbandonare il cane, asserendo che non avrebbe cambiato mai la propria liberta nemmeno per un regno (“Regnare nolo, liber ut non sim mihi” ). Cosa c’entra questa storiella con il nostro artista ?
Credo che per comprendere l’evoluzione di una carriera artistica, si debba sempre partire dalla biografia e capire il contesto in cui certe scelte sono maturate. Antonio Nunziante nasce nel 1956 a Napoli e la sua formazione di uomo e artista avviene nella Torino degli anni settanta, periodo in cui l’arte, ma anche la società, conosce uno dei suoi momenti più complicati. Siamo nel decennio dell’arte povera, della Land Art, della Body Art, un decennio molto ostile per chi volesse muoversi nel solco dalla tradizione , negata dai “progressismi” della rivoluzione culturale post-sessantottina. Basti pensare che gli stessi artisti della cosiddetta Pittura Analitica - come ebbe un giorno a confidarmi Pino Pinelli – venivano aspramente criticati perché, pur muovendosi nell’alveo di un minimalismo artistico che aderiva ai presupposti della generale spersonalizzazione dell’artista dall’opera d’arte, si ostinavano ad utilizzare il pennello e il colore e quindi gli strumenti di una storia da superare. Figuriamoci voler procedere con una pittura di impostazione classica, figlia della più nobile tradizione italiana! Ben che ti andasse, saresti stato tacciato di essere un reazionario! Un condizionamento culturale così ossessivo finiva inevitabilmente per riflettersi anche nelle dinamiche del mercato dell’arte, portato ad uniformarsi ai diktat dei critici militanti. Furono diversi gli artisti che si convertirono alla tendenza imperante, abbandonando pennelli, colori ed un patrimonio iconico avito per abbracciare i materiali più disparati, non solo per convinzione, ma anche per semplice opportunismo. Si potrebbe obiettare che con l’avvento dell’informale e dell’astrazione post-bellica, l’artista aveva già abbandonato un’iconografia più rassicurante e una tecnica più familiare, tuttavia egli non aveva rinunciato al proprio soggettivismo (in alcuni casi addirittura spinto al parossismo) e dal rendersi quindi protagonista del proprio agire artistico. Sono le prime esperienze collettive dei gruppi degli anni sessanta, invece, a spersonalizzare il ruolo dell’artista e a costituire l’humus in cui attecchiscono le spinte minimal e poveriste che portano a quel panorama un po’ nichilista in cui inizia ad agire il nostro artista. In quella temperie di spietato azzeramento (organico forse ad una società in estrema ebollizione) Antonio Nunziante va controcorrente credendo ancora nella formazione accademica (in un’era di autodidatti) e specializzandosi a Firenze in tecniche di restauro. E’ così che inizia il suo cursus honorum, mantenendo la propria spinta ideale, conservandosi libero dai condizionamenti esterni e, con grande lavoro e abnegazione, procedendo nel solco di una pittura di impostazione classica , nell’attesa che i fatti si incaricassero di dargli ragione. E non si creda che la Transavanguardia di Achille Bonito Oliva o quella felice, ma circoscritta, esperienza della Pittura colta e anacronistica degli anni ottanta abbiano invertito la tendenza. Un certo sistema culturale snob e discriminatorio nei confronti della pittura, allora insediatosi, sì è pervicacemente arroccato nel nostro Paese e oggi, forse, quel pregiudizio non è stato ancora del tutto vinto. E’ il mercato, tuttavia, che a un certo punto si è ribellato. E’ il collezionista che ha recuperato ,almeno in parte, il proprio arbitro e quindi è il pubblico che nell’ultimo decennio ha decretato il successo di Antonio Nunziante, in un processo inverso per cui sono stati i critici a posteriori ad avallare le scelte dell’artista piuttosto che averle anticipate. Nel caso di Nunziante è la critica che si è adeguata alle ragioni del pubblico: il critico è sceso dall’ ambone e ha perso la funzione di indispensabile interprete fra l’artista e il fruitore.
Per Nunziante, per cui si può far risalire agli inizi degli anni duemila, una importante stagione di riconoscimenti culturali e mercantili, ci sono voluti circa vent’anni. Ecco quindi perché il nostro artista può essere paragonato al lupo della favola di Fedro perché in un momento in cui le proprie idee sembravano perdenti, non ha rinunciato alla propria libertà creativa a favore di scelte più comode che un artista talentuoso come lui avrebbe potuto comunque percorrere, sostenuto com’era da grandi doti individuali. Non ha ceduto alle lusinghe del momento per procedere pervicacemente con la squadratura della tela, la preparazione dei colori, l’attesa dell’ispirazione. Non ha temuto l’impopolarità critica, il ritardato successo, la furia iconoclasta di una cultura settaria e engagé. Ha preferito proseguire con pazienza e convinzione sul percorso tracciato dai grande maestri della storia dell’arte. Nunziante ha scelto di potersi liberamente dare ad una pittura che continuasse quella straordinaria esperienza partita con i graffiti di Altamira, passata per gli affreschi di Pompei, i fondi oro del trecento senese, il realismo caravaggesco, le composizioni di Monet, la pittura di De Chirico. Sentiva che era suo compito muoversi nel solco di quella storia. Secoli in cui l’artista non ha mai rinunciato ad esprimere, attraverso un percorso di immagini, la propria umanità, o forse meglio dire, il proprio Umanesimo. Antonio Nunziante non ha mai smesso di credere nell’homo mensura omnium rerum, nel suo talento, nel suo anelito all’immortalità nella contemporaneità. E’ proprio il termine contemporaneo sul quale si gioca oggi un grande equivoco che coinvolge anche la pittura di Nunziante. Etimologicamente si intende per contemporaneo qualcosa di attuale, che accade nel presente. L’arte quindi per essere contemporanea dovrebbe accadere nel presente e, in senso lato, rappresentare il presente. Credo tuttavia che se si vuole far combaciare l’arte con la cronaca si rischia di far perdere al fenomeno artistico quell’ aura di immortalità e di magia che l’artista pretende di donare al proprio manufatto. Alcune sperimentazioni che ambiscono a rappresentare la contingenza sono sicuramente contemporanee nel momento della loro creazione ma perdono questa qualifica nel momento in cui cessa quella contingenza. Sicuramente è contemporaneo oggi uno squalo in formaldeide di Damien Hirst, ma non lo sarà più quando l’opera si sarà decomposta.
A chi importa poi sapere che mentre Michelangelo stava lavorando alla volta della cappella Sistina, papa Giulio II promuoveva la Lega Santa contro la Francia? O che mentre Mantegna dipingeva la camera degli sposi Enrico VI d'Inghilterra saliva sul trono costringendo alla fuga Edoardo IV. ? Certo alcuni capolavori della storia dell’arte come Guernica di Picasso sono figli di una stringente attualità ma essi sono comunque la sublimazione in pittura di emozioni e sentimenti che questi eventi hanno generato nell’animo dell’artista. Fuori dal contesto della Guerra Civile Spagnola, Guernica manterrebbe la propria drammatica forza e rimarrebbe un manifesto della brutalità dell’uomo a qualsiasi tragico evento venisse abbinata. Dovremmo,poi, avere tanta voglia e pazienza per provare a spiegare ad un neofita che la pittura impressionista di Monet è scientifica poiché è uno studio sull’attimalità della luce. Non lo coinvolgerebbe mai quella spiegazione razionale, ma la fascinazione magica e struggente dell’opera certamente sì. Nunziante crede che sia contemporaneo provare emozioni, interrogarsi sui misteri del creato, sorprendersi davanti alla magnificenza della natura, struggersi nel ricordo di un’ esperienza vissuta. Questo rende la sua pittura sempre contemporanea perché atemporale e lontana dagli ismi della storia degli ultimi due secoli. L’esperienza di Nunziante mi ricorda molto quella di alcuni splendidi protagonisti del Novecento che seppero affermarsi con opere che apparivano anacronistiche e antitetiche alle tendenze a loro coeve. Mi riferisco a Pierre Bonnard e Giorgio Morandi. Il primo dal suo buen retiro della costa Azzurra seppe, già maturo, incantare il mondo con straordinari capolavori di acceso cromatismo ed esaltata visionarietà, mentre artisti quali Pollock e Fautrier sperimentavano le loro prime pitture informali. Che dire poi di Morandi ! Sordo ai sibili delle avanguardie che si succedevano, passò la maggior parte della sua esistenza a modellare di luce e di colore il proprio cuccume domestico, regalando al mondo opere eccellenti che oggi sopravvivono artisticamente (e resistono anche a livello di mercato) a molti manufatti ad essi coevi.
Credo, infine, che contrariamente ad un diffuso cupio dissolvi in cui sembra calarsi certa arte contemporanea, le opere di Nunziante puntino a resistere al trascorrere del tempo e a conservare una magica estetica sovrannaturale e tutto ciò grazie a quella libertà che ha sempre coltivato e che oggi, ancor di più, lo porta a interpretare nuove e inaspettate tematiche come ad esempio il ciclo ispirato al Caravaggio. Ciò mi fa dire che un Nunziante forte della sua tecnica e libero di agire senza limitazioni è garanzia di continue sorprese e di nuove fascinazioni.
Da leggere con attenzione e curiosità perchè Tommasi scrive delle cose molto interessanti che in gran parte coincidono con la visione dell'arte e del mondo della pittura per come la interpreto io e molti altri amici.
Attendo di conoscere le vostre opinioni.
La libertà creativa di Nunziante.
di Luca Tommasi
« Quam dulcis sit Libertas breviter proloquar ». E’ così che inizia la settima favola del libro terzo di Fedro e ,a mio avviso, è ancor oggi uno dei migliori inni alla libertà, scritto per metafora e senza la retorica che questo argomento spesso suscita. Il celebre poeta latino narra la storiella di un cane ben pasciuto che si imbatte, per strada, in un lupo consumato dalla fame. L’animale selvatico, sorpreso da tanto benessere, apprende che il cane si trova in quella condizione perché, rendendo servigi al suo padrone, ottiene abbondanti libagioni. Si fa convincere dal cane a seguirlo per mettersi al servizio dell’uomo. Mentre camminano, il lupo si accorge improvvisamente che il cane ha il collo spelato. Interrogatolo sul perché, scopre che l’animale viene tenuto legato alla catena di giorno, per contenere la sua esuberanza, e viene liberato di notte per fare la guardia. Accade così che il lupo preferisce abbandonare il cane, asserendo che non avrebbe cambiato mai la propria liberta nemmeno per un regno (“Regnare nolo, liber ut non sim mihi” ). Cosa c’entra questa storiella con il nostro artista ?
Credo che per comprendere l’evoluzione di una carriera artistica, si debba sempre partire dalla biografia e capire il contesto in cui certe scelte sono maturate. Antonio Nunziante nasce nel 1956 a Napoli e la sua formazione di uomo e artista avviene nella Torino degli anni settanta, periodo in cui l’arte, ma anche la società, conosce uno dei suoi momenti più complicati. Siamo nel decennio dell’arte povera, della Land Art, della Body Art, un decennio molto ostile per chi volesse muoversi nel solco dalla tradizione , negata dai “progressismi” della rivoluzione culturale post-sessantottina. Basti pensare che gli stessi artisti della cosiddetta Pittura Analitica - come ebbe un giorno a confidarmi Pino Pinelli – venivano aspramente criticati perché, pur muovendosi nell’alveo di un minimalismo artistico che aderiva ai presupposti della generale spersonalizzazione dell’artista dall’opera d’arte, si ostinavano ad utilizzare il pennello e il colore e quindi gli strumenti di una storia da superare. Figuriamoci voler procedere con una pittura di impostazione classica, figlia della più nobile tradizione italiana! Ben che ti andasse, saresti stato tacciato di essere un reazionario! Un condizionamento culturale così ossessivo finiva inevitabilmente per riflettersi anche nelle dinamiche del mercato dell’arte, portato ad uniformarsi ai diktat dei critici militanti. Furono diversi gli artisti che si convertirono alla tendenza imperante, abbandonando pennelli, colori ed un patrimonio iconico avito per abbracciare i materiali più disparati, non solo per convinzione, ma anche per semplice opportunismo. Si potrebbe obiettare che con l’avvento dell’informale e dell’astrazione post-bellica, l’artista aveva già abbandonato un’iconografia più rassicurante e una tecnica più familiare, tuttavia egli non aveva rinunciato al proprio soggettivismo (in alcuni casi addirittura spinto al parossismo) e dal rendersi quindi protagonista del proprio agire artistico. Sono le prime esperienze collettive dei gruppi degli anni sessanta, invece, a spersonalizzare il ruolo dell’artista e a costituire l’humus in cui attecchiscono le spinte minimal e poveriste che portano a quel panorama un po’ nichilista in cui inizia ad agire il nostro artista. In quella temperie di spietato azzeramento (organico forse ad una società in estrema ebollizione) Antonio Nunziante va controcorrente credendo ancora nella formazione accademica (in un’era di autodidatti) e specializzandosi a Firenze in tecniche di restauro. E’ così che inizia il suo cursus honorum, mantenendo la propria spinta ideale, conservandosi libero dai condizionamenti esterni e, con grande lavoro e abnegazione, procedendo nel solco di una pittura di impostazione classica , nell’attesa che i fatti si incaricassero di dargli ragione. E non si creda che la Transavanguardia di Achille Bonito Oliva o quella felice, ma circoscritta, esperienza della Pittura colta e anacronistica degli anni ottanta abbiano invertito la tendenza. Un certo sistema culturale snob e discriminatorio nei confronti della pittura, allora insediatosi, sì è pervicacemente arroccato nel nostro Paese e oggi, forse, quel pregiudizio non è stato ancora del tutto vinto. E’ il mercato, tuttavia, che a un certo punto si è ribellato. E’ il collezionista che ha recuperato ,almeno in parte, il proprio arbitro e quindi è il pubblico che nell’ultimo decennio ha decretato il successo di Antonio Nunziante, in un processo inverso per cui sono stati i critici a posteriori ad avallare le scelte dell’artista piuttosto che averle anticipate. Nel caso di Nunziante è la critica che si è adeguata alle ragioni del pubblico: il critico è sceso dall’ ambone e ha perso la funzione di indispensabile interprete fra l’artista e il fruitore.
Per Nunziante, per cui si può far risalire agli inizi degli anni duemila, una importante stagione di riconoscimenti culturali e mercantili, ci sono voluti circa vent’anni. Ecco quindi perché il nostro artista può essere paragonato al lupo della favola di Fedro perché in un momento in cui le proprie idee sembravano perdenti, non ha rinunciato alla propria libertà creativa a favore di scelte più comode che un artista talentuoso come lui avrebbe potuto comunque percorrere, sostenuto com’era da grandi doti individuali. Non ha ceduto alle lusinghe del momento per procedere pervicacemente con la squadratura della tela, la preparazione dei colori, l’attesa dell’ispirazione. Non ha temuto l’impopolarità critica, il ritardato successo, la furia iconoclasta di una cultura settaria e engagé. Ha preferito proseguire con pazienza e convinzione sul percorso tracciato dai grande maestri della storia dell’arte. Nunziante ha scelto di potersi liberamente dare ad una pittura che continuasse quella straordinaria esperienza partita con i graffiti di Altamira, passata per gli affreschi di Pompei, i fondi oro del trecento senese, il realismo caravaggesco, le composizioni di Monet, la pittura di De Chirico. Sentiva che era suo compito muoversi nel solco di quella storia. Secoli in cui l’artista non ha mai rinunciato ad esprimere, attraverso un percorso di immagini, la propria umanità, o forse meglio dire, il proprio Umanesimo. Antonio Nunziante non ha mai smesso di credere nell’homo mensura omnium rerum, nel suo talento, nel suo anelito all’immortalità nella contemporaneità. E’ proprio il termine contemporaneo sul quale si gioca oggi un grande equivoco che coinvolge anche la pittura di Nunziante. Etimologicamente si intende per contemporaneo qualcosa di attuale, che accade nel presente. L’arte quindi per essere contemporanea dovrebbe accadere nel presente e, in senso lato, rappresentare il presente. Credo tuttavia che se si vuole far combaciare l’arte con la cronaca si rischia di far perdere al fenomeno artistico quell’ aura di immortalità e di magia che l’artista pretende di donare al proprio manufatto. Alcune sperimentazioni che ambiscono a rappresentare la contingenza sono sicuramente contemporanee nel momento della loro creazione ma perdono questa qualifica nel momento in cui cessa quella contingenza. Sicuramente è contemporaneo oggi uno squalo in formaldeide di Damien Hirst, ma non lo sarà più quando l’opera si sarà decomposta.
A chi importa poi sapere che mentre Michelangelo stava lavorando alla volta della cappella Sistina, papa Giulio II promuoveva la Lega Santa contro la Francia? O che mentre Mantegna dipingeva la camera degli sposi Enrico VI d'Inghilterra saliva sul trono costringendo alla fuga Edoardo IV. ? Certo alcuni capolavori della storia dell’arte come Guernica di Picasso sono figli di una stringente attualità ma essi sono comunque la sublimazione in pittura di emozioni e sentimenti che questi eventi hanno generato nell’animo dell’artista. Fuori dal contesto della Guerra Civile Spagnola, Guernica manterrebbe la propria drammatica forza e rimarrebbe un manifesto della brutalità dell’uomo a qualsiasi tragico evento venisse abbinata. Dovremmo,poi, avere tanta voglia e pazienza per provare a spiegare ad un neofita che la pittura impressionista di Monet è scientifica poiché è uno studio sull’attimalità della luce. Non lo coinvolgerebbe mai quella spiegazione razionale, ma la fascinazione magica e struggente dell’opera certamente sì. Nunziante crede che sia contemporaneo provare emozioni, interrogarsi sui misteri del creato, sorprendersi davanti alla magnificenza della natura, struggersi nel ricordo di un’ esperienza vissuta. Questo rende la sua pittura sempre contemporanea perché atemporale e lontana dagli ismi della storia degli ultimi due secoli. L’esperienza di Nunziante mi ricorda molto quella di alcuni splendidi protagonisti del Novecento che seppero affermarsi con opere che apparivano anacronistiche e antitetiche alle tendenze a loro coeve. Mi riferisco a Pierre Bonnard e Giorgio Morandi. Il primo dal suo buen retiro della costa Azzurra seppe, già maturo, incantare il mondo con straordinari capolavori di acceso cromatismo ed esaltata visionarietà, mentre artisti quali Pollock e Fautrier sperimentavano le loro prime pitture informali. Che dire poi di Morandi ! Sordo ai sibili delle avanguardie che si succedevano, passò la maggior parte della sua esistenza a modellare di luce e di colore il proprio cuccume domestico, regalando al mondo opere eccellenti che oggi sopravvivono artisticamente (e resistono anche a livello di mercato) a molti manufatti ad essi coevi.
Credo, infine, che contrariamente ad un diffuso cupio dissolvi in cui sembra calarsi certa arte contemporanea, le opere di Nunziante puntino a resistere al trascorrere del tempo e a conservare una magica estetica sovrannaturale e tutto ciò grazie a quella libertà che ha sempre coltivato e che oggi, ancor di più, lo porta a interpretare nuove e inaspettate tematiche come ad esempio il ciclo ispirato al Caravaggio. Ciò mi fa dire che un Nunziante forte della sua tecnica e libero di agire senza limitazioni è garanzia di continue sorprese e di nuove fascinazioni.
Stefano- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 12.11.08
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Grandiosa anteprima concessa al forum, quella di vedere il quadro della copertina del 10° catalogo Electa.
"Progetto per un viaggio ancora possibile"
Olio su tela 100x120.
Guardate che spettacolo
Adesso finalmente capisco le sfumature della parte alta dell'opera. Non si tratta di una sfera ma della continuazione della stanza con la volta circolare, con il soffitto a rappresentare il cielo.
Un quadro di una complessità inaudita per proporzioni, profondità, proiezioni di luce, rappresentazione degli oggetti, dove anche la nebbia trova un posto nella parete della stanza.
Qui siamo di fronte ad un capolavoro del maestro che merita assolutamente la copertina di una catalogo, appunto il 10° catalogo Electa.
Tutti gli amici che come me hanno commentato l'opera in corso di realizzazione sulla web-cam potranno apprezzare meglio i dettagli.
"Progetto per un viaggio ancora possibile"
Olio su tela 100x120.
Guardate che spettacolo
Adesso finalmente capisco le sfumature della parte alta dell'opera. Non si tratta di una sfera ma della continuazione della stanza con la volta circolare, con il soffitto a rappresentare il cielo.
Un quadro di una complessità inaudita per proporzioni, profondità, proiezioni di luce, rappresentazione degli oggetti, dove anche la nebbia trova un posto nella parete della stanza.
Qui siamo di fronte ad un capolavoro del maestro che merita assolutamente la copertina di una catalogo, appunto il 10° catalogo Electa.
Tutti gli amici che come me hanno commentato l'opera in corso di realizzazione sulla web-cam potranno apprezzare meglio i dettagli.
Stefano- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 12.11.08
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
..OPERA D ALTRI TEMPI!! COMPLIMENTI AL MAESTRO!
Salvo- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 08.05.10
Età : 55
Località : ROMA
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
che opera............
di rara bellezza. complimenti al maestro.
di rara bellezza. complimenti al maestro.
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
senza parole...............
squillante luigi- Amico
- Data d'iscrizione : 04.10.10
Età : 55
Località : italia
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
mamma mia che capolavoro.......
superandrea- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 08.09.11
Età : 52
Località : cesena
10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Bellissima, aggiungere altro non serve.
Davanti ai capolavori troppe parole storpiano.
Davanti ai capolavori troppe parole storpiano.
Ospite- Ospite
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
una delle opere super del maestro,molto belle anche le parole di luca tommasi,da sempre affascinato da nunziante
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Estasiato, mi inchino, a voi che possedete questo dono, complimenti maestro
ANDREA 71- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 12.11.11
Età : 53
Località : BRIANZA
10°volume electa
Ho già espresso la mia autentica meraviglia nei post "WEBCAM 2012" per questo autentico capolavoro.
pennati andrea- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 01.12.10
Località : italia
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Questa è la classica opera che chiunque di noi vorrebbe avere in casa...
Beato chi può.
Beato chi può.
axis- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 15.11.09
10° volume electa
Bhe, io una foto-pittura con questo soggetto potrei metterla a parete.axis ha scritto:Questa è la classica opera che chiunque di noi vorrebbe avere in casa...
Beato chi può.
pennati andrea- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 01.12.10
Località : italia
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
pennati andrea ha scritto:Bhe, io una foto-pittura con questo soggetto potrei metterla a parete.axis ha scritto:Questa è la classica opera che chiunque di noi vorrebbe avere in casa...
Beato chi può.
Mi sa che saremo in molti a manifestare questa esigenza...
axis- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 15.11.09
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Cliccate qui e poi....... piangete per non poterla acquistare.....
http://web.artprice.com/classifieds/fineart/show/860761?from=artist&l=it
http://web.artprice.com/classifieds/fineart/show/860761?from=artist&l=it
Stefano- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 12.11.08
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Se è vero che sarà la copertina del catalogo chissà che cifra chiederà... non mi stupirebbe coefficiente 20...
axis- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 15.11.09
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
E' confermato, sarà la copertina.
Coefficiente a trattativa privata, compreso probabilmente tra 14 e 16.
Coefficiente a trattativa privata, compreso probabilmente tra 14 e 16.
Stefano- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 12.11.08
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
pennati andrea ha scritto:Bhe, io una foto-pittura con questo soggetto potrei metterla a parete.axis ha scritto:Questa è la classica opera che chiunque di noi vorrebbe avere in casa...
Beato chi può.
vista la crisi a me va bene anche un poster!
Ultima modifica di Salvo il Sab 23 Giu 2012, 16:05 - modificato 1 volta.
Salvo- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 08.05.10
Età : 55
Località : ROMA
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Di una poesia fantastica senza pari!!!!!! Che spettacolo
Anelo a pararmici davanti!!!!
Anelo a pararmici davanti!!!!
Nicola- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 17.12.10
Età : 53
Località : Cesena
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
"Progetto per un viaggio ancora possibile"
Olio su tela 100x120.
Signori e signore, ho solo una parola da dire dopo aver visto quest' Opera e per descrivere la pittura del Maestro: MAGIA!
EVVIVA TOMMASI!
Apprendo molto positivamente la notizia del ritorno di Luca Tommasi accanto al Maestro Nunziante. Avendo creato un Forum che ruota attorno alla figura del Maestro non posso che essere d'accordo con le parole di Tommasi e mi soffermo sull'ultima frase che appoggio profondamente:
Ciò mi fa dire che un Nunziante forte della sua tecnica e libero di agire senza limitazioni è garanzia di continue sorprese e di nuove fascinazioni.
Luca Tommasi
Ciò mi fa dire che un Nunziante forte della sua tecnica e libero di agire senza limitazioni è garanzia di continue sorprese e di nuove fascinazioni.
Luca Tommasi
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
Avete visto questo passaggio della presentazione di Tommasi?
"Un certo sistema culturale snob e discriminatorio nei confronti della pittura, allora insediatosi, sì è pervicacemente arroccato nel nostro Paese e oggi, forse, quel pregiudizio non è stato ancora del tutto vinto. E’ il mercato, tuttavia, che a un certo punto si è ribellato. E’ il collezionista che ha recuperato ,almeno in parte, il proprio arbitro e quindi è il pubblico che nell’ultimo decennio ha decretato il successo di Antonio Nunziante, in un processo inverso per cui sono stati i critici a posteriori ad avallare le scelte dell’artista piuttosto che averle anticipate. Nel caso di Nunziante è la critica che si è adeguata alle ragioni del pubblico: il critico è sceso dall’ ambone e ha perso la funzione di indispensabile interprete fra l’artista e il fruitore.
Per Nunziante, per cui si può far risalire agli inizi degli anni duemila, una importante stagione di riconoscimenti culturali e mercantili, ci sono voluti circa vent’anni."
La critica si è adeguata alle ragioni del pubblico....
ecco il vero riconoscimento di un artista, non entrare nei musei e fare record senza che si sappia fare un'emerito cappero, ma unicamente provocazioni stile dito medio di quel pirla che tutti voi conoscete, di fronte alla borsa di Milano.
Davvero belle le parole di Tommasi, che smarcatosi dall'elefante sta dimostrandosi molto equilibrato anche nella carriera di consulente, oltre che in quella di gallerista.
Nunziante possiede il mestiere, il talento, il pensiero, non sono cose che si acquistano all'HD.
"Un certo sistema culturale snob e discriminatorio nei confronti della pittura, allora insediatosi, sì è pervicacemente arroccato nel nostro Paese e oggi, forse, quel pregiudizio non è stato ancora del tutto vinto. E’ il mercato, tuttavia, che a un certo punto si è ribellato. E’ il collezionista che ha recuperato ,almeno in parte, il proprio arbitro e quindi è il pubblico che nell’ultimo decennio ha decretato il successo di Antonio Nunziante, in un processo inverso per cui sono stati i critici a posteriori ad avallare le scelte dell’artista piuttosto che averle anticipate. Nel caso di Nunziante è la critica che si è adeguata alle ragioni del pubblico: il critico è sceso dall’ ambone e ha perso la funzione di indispensabile interprete fra l’artista e il fruitore.
Per Nunziante, per cui si può far risalire agli inizi degli anni duemila, una importante stagione di riconoscimenti culturali e mercantili, ci sono voluti circa vent’anni."
La critica si è adeguata alle ragioni del pubblico....
ecco il vero riconoscimento di un artista, non entrare nei musei e fare record senza che si sappia fare un'emerito cappero, ma unicamente provocazioni stile dito medio di quel pirla che tutti voi conoscete, di fronte alla borsa di Milano.
Davvero belle le parole di Tommasi, che smarcatosi dall'elefante sta dimostrandosi molto equilibrato anche nella carriera di consulente, oltre che in quella di gallerista.
Nunziante possiede il mestiere, il talento, il pensiero, non sono cose che si acquistano all'HD.
Stefano- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 12.11.08
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
L'ho letto eccome.
Anch'io l'ho apprezzato molto.
Anch'io l'ho apprezzato molto.
axis- FORUMISTA FONDAMENTALE
- Data d'iscrizione : 15.11.09
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
evidentemente certi collezionisti ne sanno più di molti pseudi critici.
in questo contesto un critico pur discusso come sgarbi aveva già indicato la via.
in questo contesto un critico pur discusso come sgarbi aveva già indicato la via.
Re: 10° VOLUME ELECTA; ANTEPRIMA TESTO CRITICO SCRITTO DA LUCA TOMMASI.
A quanto pare è in lavorazione l'11° volume Electa. Bene così
gerardo- Forumista Stellare
- Data d'iscrizione : 14.04.09
Età : 69
Località : latina
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