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Lettera del Maestro Nunziante (Mostra di Picasso)

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Messaggio  Lucamenes Ven 25 Gen 2013, 13:16

Vi riporto una mail del Maestro indirizzata a tutti noi del Forum:

Caro Luca e amici del Forum,
sono qui a salutarvi e sapendo quando vi piace dibattere e riflettere sull'arte poiché appassionati, permettetemi una piccola intrusione: giovedì sono stato a Palazzo Reale a Milano a vedere Picasso, alle ore 10:15 all'entrata c'era una coda per entrare di 2/3 ore (strategico per me è stato Alessandro munito di carrozzino….minuti 5) all'uscita alle 12:30 la coda per entrare era già arrivata in Piazza Duomo, l'attesa era di 5 ore!!! Il successo ha affatto prorogare la mostra fino al 26, troppe richieste e prenotazioni, chi è andato ha potuto vedere tutta l'arte e le avanguardie del '900, nato nel 1881 ha saputo anticipare quello che c'è oggi e quello che sarà domani, arte povera, minimalismo, espressionismo, surrealismo, classicismo, spazialismo, ecc. e tutto questo grazie al più grande artista geniale figurativo del '900. E con questo vi allego una sua incredibile e stupende confessione che mi ha colpito e mi ha fatto capire ulteriormente la forza di un uomo con gli attributi, che ha saputo rivedersi a pochi anni dalla morte e fare questa incredibile confessione:


Confessione di Picasso
Con questo titolo, nel 1963, furono pubblicate sulla rivista Le Musée vivant (periodico dell’Associazione Popolare degli Amici dei Musei) N° 17-18 serie D, queste righe firmate dal celebre pittore:

"Quando ero giovane ho avuto, come tutti i giovani, la religione dell’arte, della grande arte; ma col passare degli anni mi sono accorto che l’arte, come la si concepiva fino al termine del 19° secolo, era ormai finita, moribonda, condannata; ora la pretesa attività artistica, malgrado la sua abbondanza, non è che la manifestazione multiforme della sua agonia. Gli uomini si distaccano, si disinteressano sempre più della pittura, della scultura, della poesia; malgrado le apparenze contrarie, gli uomini odierni hanno puntato il loro interesse su tutt’altre cose: la macchina, le scoperte scientifiche, la ricchezza, il dominio sulle forze naturali e sulle terre del mondo.

Non sentiamo più l’arte con un bisogno vitale, come necessità spirituale, come era nei secoli passati. Molti di noi continuano ad essere degli artisti e ad occuparsi d’arte per una ragione che ha ben poca affinità con l’arte vera, ma piuttosto per spirito d’imitazione, per nostalgia della tradizione, per forza d’inerzia, per tendenza all’ostentazione, al lusso, alla curiosità intellettuale, per la moda o per calcolo. Essi vivono ancora per abitudine e snobismo in un recente passato, ma la grande maggioranza, in ogni ambiente, non ha più una sincera passione per l’arte; la considera tutt’al più un divertimento, una distrazione, un ornamento. A poco a poco, le nuove generazioni infatuate di meccanica e sport, più sincere, più ciniche e brutali, lasceranno l’arte nei musei e nelle biblioteche come un’incomprensibile…

Dato che l’arte non è più l’alimento che nutre i migliori, l’artista può manifestare il suo talento in tutti i tentativi di nuove formule, in tutti i capricci della fantasia, in tutti gli espedienti di ciarlanteria intellettuale. Nelle arti, il popolo non cerca più consolazione né esaltazione. Ma i raffinati, i ricchi, gli oziosi, i distillatori della quintessenza cercano il nuovo, lo straordinario, l’originale, lo stravagante, lo scandaloso. Ed io, dopo il cubismo ed altro, ho accontentato quei signori e quei critici con tutte le bizzarrie che mi sono venute in mente, e loro, meno le capivano e più le ammiravano. A forza di divertirmi con tutti questi giochi, frivolezze, rompicapi, rebus ed arabeschi, sono diventato celebre e d in fretta. E per un pittore, la celebrità significa vendite, guadagno, fortuna e ricchezza.


Oggi, come sapete, sono celebre e molto ricco. Ma quando sono solo con me stesso non ho il coraggio di considerarmi un artista nel senso grande ed antico della parola. Grandi pittori furono Giotto, Tiziano, Rembrandt, Goya. Io sono soltanto uno che diverte il pubblico perché ha compreso il suo tempo.

La mia è un’amara confessione, più dolorosa di quanto non sembri, ma ha il merito di essere sincera."



Ciao a tutti

A.N.
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Messaggio  gerardo Ven 25 Gen 2013, 13:24

Quanta verità trascende da queste illuminate parole del grande artista spagnolo !
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Messaggio  sergio Ven 25 Gen 2013, 13:30

Parole amare e sincere che fanno riflettere, ma che io, da modestissimo spettatore, non condivido. L'arte è eterna, molto più della politica, del costume, in un certo senso anche della storia (almeno quella con la s minuscola). Oggi, dopo millenni, conosciamo di più le sculture greche o romane della storia greca e romana. Se visitiamo il museio del Cairo (insurrezioni permettendo), ci troviamo più storia, costume e politica nelle opere artistiche che vi sono esposte che in qualsiasi testo di storia.
Certamente, l'arte è cambiata, ha seguito l'evoluzione dei tempi, dei fatti, delle scoperte, della scienza. E' certo anche che il modo di porsi è profondamente cambiato, dal committente al mercato aperto. Ma l'arte sopravvive a tutto.
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Messaggio  Stefano Sab 26 Gen 2013, 04:05

Da quanto si evince, la sorpresa è evidente, lampante. Ha ragione il maestro a dire che Picasso aveva le palle.
Picasso ha preso in giro tutti, soprattutto i cosiddetti esperti o critici d'arte del suo tempo.
E questo la dice lunga su tutta la sua carriera e su quello che ha combinato lasciando un patrimonio incalcolabile, dove la fondazione Picasso gestita dal figlio, continua a fare soldi a palate anche dopo la morte dell'artista, come vi ho spiegato in questo post da me aperto, cliccate qui sotto.
https://antonionunziante.forumattivo.com/t1556-come-funziona-la-picasso-spa-administration?highlight=picasso

Stefano
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